Si parte da dove si è.
Lo dico io che ho sempre da ridire su quel che c’è , e vorrei altro, da brava toro ascendente leone, lo dico io che sono sempre in guerra, a ribaltare tutto. Insomma, fatto sta’, che si parte nel punto e nelle condizioni in cui siamo, quel che c’è, c’è.
Da li, da qui, si impara a sentire, si smuovono le profondità degli abissi e le altezze delle vette. Si cerca dove non abbiamo ancora guardato e li si trova quel che la vita ci ha tenuto in serbo, ci ha messo da parte.
E ti puoi anche incazzare, e spaccare tutto e desiderare di essere chiunque altro. Puoi volere la resilienza, la trascendenza, lo sdoppiamento, il dono dell’obliquita’.
Fa lo stesso. Ti può far male in cuore, la tosse che non passa e la stanchezza profonda. Non importa, sei qui. Sei nel posto e nel tempo che la vita ti ha destinato e quindi vuoi farne qualcosa di sto posto, di sta vita, di questo diritto all’esistenza.
E allora ti ascolti. Ascolti la pancia, il peso sulle spalle, la linfa nelle gambe. Nel sentire ci sono tutti i tuoi sbagli e tutte le tue vittorie, che poi sono la stessa cosa.
Ma il bello è che finalmente ti riconosci, senti che puoi guarirti solo te, che ci sei te nelle notti piene di mostri e nelle gioie irrefrenabili, nel riso ribelle e nelle lacrime che non trattieni. Sei te il miracolo. Sei te tutto quello che ti manca. E finalmente ti trovi.