Penso che quando si può bisogna andare un po’ via.
Il quando si può non sta’ per fine degli impegni, gentili concessioni, assenza di divieti e previsioni di giornate assolate, non solamente almeno.
Il quando si può sta’ per quando la mente lo concede, quando molla la presa, quando regole e paure smettono un attimo di elencarti i buoni motivi per restare e gli enormi pericoli nell’andare. Sta’ per quando smetti di controllare e inizi a sognare. Sognare sensazioni, panorami, situazioni, case, pietanza.
Bisogno, sta’ invece per necessità dell’anima e delle parti di noi che hanno voglia di aria, di possibilità, di altre identità.
Andare un po’ via sta’ per andare via proprio fisicamente o per uscire da abitudini e atmosfere. O anche uscire di testa, cioè smettere di ragionare secondo schemi conosciuti, ribaltare i paradigmi su cui si basano i nostri concetti.
Come si fa’ ad andare un po’ via?
Si prende la porta, la si apre e si esce per destinazione ignota o meta ben chiara, fa’ lo stesso. Meglio se raggiungibile a piedi tramite lunga passeggiata, meglio se con rami e foglie sopra la testa, o campi a perdita d’occhio, o alta vetta.
In ogni caso l’importante è uscire, lasciare a metà ciò che sembra sempre assolutamente impellente, incluse le altrui richieste, e andare.
Oppure, o meglio sarebbe parallelamente, investigare altre vie per tornare a casa*. Tipo una buona terapia, conversazioni interessanti, andare a caccia di stimoli, di storie, di confronti. Ricerca del bello, da guardare, da praticare, da vestire, da ascoltare o da leggere.
Penso che se non fossi andata un po’ via spesso, forse, sarei già morta.
*alla casa dell’anima