Ancora lo è. Ancora la posizione di chi chiede, di chi vorrebbe, avrebbe bisogno, ricerca senza trovare. Ancora lei, quella sensazione tra petto e stomaco che tira giù come un gancio appeso. È sempre e comunque quella. Che fa perdere il sorriso e versare lacrime. Quanti copioni recitati in nome della mancanza. Morsa di gelosia verso chi ha, per le attenzioni ad altro che sembra prendere il tuo posto continuamente.
Rimarrà questo sentire finché tutto non si sarà disfatto. Ancora pronti a reagire con rabbia a ciò che si crede dovuto e non dato. È che non si può cercare dove non c’è e neanche trovare.
“Non mi è stato dato” reclama a gran voce la testa. “Lascia stare” risponde la parte più saggia. “Liberati da queste catene che ti porti appresso. Meglio niente che ciò che non ti serve.”
Per questa vita va’ così. Non si può stare in un attesa dopo l’altra. Attendere è di nuovo una forma del richiedente. Non ti avranno dato un cervello pensante per niente. Trova alternative, lascia stare la forma, fregatene delle qualità che dovresti avere, anche il carattere di merda serve.
Forse la saggezza del tempo placherà lo spirito contraddittorio o forse succederà ciò che ancora non speri. Non rattristarti, in fondo, ti nutri di sogni e di desideri, ne vai ghiotta, risplendi per quelli. C’è chi sta meglio di te ma ha imparato a non luccicare più, neanche di rado. Tu ancora osi, fai casino. Ma quando si accende quella luce, e si accenderà te lo prometto, nelle vene ti scorre vita pura e quell’ estasi ti resta addosso come marchio di fabbrica. Non rattristarti, ogni sconfitta, non è la fine, questa storia è un finale aperto.
Agnese Anselmi