Fai e disfi, fai e disfi, fai e disfi. Continui a muoverti come un ossesso tra le cose da fare e i problemi da risolvere seguendo l’ illusione dell’inganno della mente. Tutto crea sforzo, se sei fortunato un attesa perenne della meta da raggiungere, l’insoddisfazione di fondo ormai hai imparato a non sentirla da tempo. Ma il corpo la sente eccome e te la ripropone con i sintomi fisici, con l’angoscia, l’ansia, i chili che aumentano, i dolori diffusi, la stanchezza cronica.
Lo spirito, in tutto questo, ti segue sereno. Ti si muove intorno e osserva curioso tutte le tue peripezie senza capirne il gran trambusto. Se solo ti voltassi te ne accorgeresti. Se solo arrestassi un attimo quel tuo fare frenetico vedresti. Se alzassi gli occhi dalle piccolezze travestite da importanze forse riconosceresti la danza degli elementi, la forza vitale, lo spazio senza tempo, l’infinito amore. Lo spirito non si preoccupa, ha tempo, quasi l’eternità. È solo l’io che si divincola, inutilmente, alle regole della libertà, auto incatenandosi ai doveri illusori di una mente rimpicciolita.
C’è una storia che racconta di un uomo in una stanza, davanti a se ha una parete con una piccola crepa. Dalla crepa si vede un mondo fantastico pieno di verde e di colori. L ‘uomo prova ad aprirsi un varco dalla crepa per uscire nel mondo fantastico. Scava, picchia, gratta, è un lavoro lungo e la crepa non sembra cedere alle fatiche dell’uomo. Così passa un tempo molto lungo e l’esterno rimane ancora lontano.
Se solo l’uomo staccasse gli occhi dal suo cruccio che è diventato anche il suo desiderio e si voltasse si accorgerebbe che la porta della stanza è aperta.
A voi le riflessioni finali..