
L’arte di combattere gli apparteneva. L’aveva sempre praticata in tutte le sue forme. Era un guerriero e combatteva da tutta una vita. Quella notte, disteso sulla branda, sentiva il corpo stanco, le cicatrici pulsare, la mente irrequieta.
Aveva vinto anche questa volta, aveva annientato i nemici, distrutto tutto il resto. Aveva vinto, ma per la prima volta, si domandava, per quanto ancora ci sarebbe riuscito.
Non riusciva neanche a ricordare il perché di quella stupida guerra. Domande che un guerriero non può permettersi di fare. Sdraiato si perdeva nelle strade tortuose della mente senza riuscire a imboccare la porta del sogno.
Lei gli sedeva accanto e gli accarezzava la fronte. Era una fata. Aveva un lungo vestito che le ricadeva sulle gambe accavallate. La pelle candida pareva non risentisse dello scorrere del tempo. Probabilmente un tempo molto più lungo di quello del guerriero. Un tempo non lineare, non logico, non locale.
Il guerriero vive l’oggi, disprezza il domani, e non ricorda un granché di ieri. Il guerriero a volte, non alza nemmeno gli occhi al cielo, a volte, crolla stremato in un sonno senza sogni. Il guerriero non ha pietà , non conosce la pace, non ascolta nessuno.
La fata lo sa, sente tutto quello che sente il guerriero, ma non da peso a tali questioni. Lei vede la grandezza della vita e la perfezione in ogni suo aspetto. La fata non si tortura con l’odio o la gloria, per lei essi hanno la stessa valenza e la stessa brevità.
Il guerriero alzandosi si appoggia al muro, recupera la cintura con le armi.
“Non è forse la vita stessa un eterna guerra?” si domanda calandosi l’elmo sugli occhi. Da ora in poi tutte le sue domande si sarebbero chetate.
La fata non avrebbe potuto fermarlo. D’altronde chi può fermare la vita oppure la morte? Lo avrebbe aspettato per curare di nuovo le sue ferite, nello stesso modo in cui avrebbe curato un vecchio tronco o un giovane germoglio.
Lo seguì con lo sguardo, come si segue un corso d’acqua che scorre, una nuvola che passa, la corsa di un animale. Appena lui fosse tornato in sé, lei avrebbe, di nuovo, potuto trovarlo.