Faccio un lavoro
Il mio lavoro consiste nello sciogliere con le mani. Le cose troppo strette, quelle pesanti, i grovigli, i carichi, le cose che si son fatte troppo dure.
Districo. Non è affar mio sapere perché, anche se spesso sono curiosa, anche se studio e ne cerco i motivi, non è previsto che io lo sappia.
È in programma che muova ciò che è fermo, che permetta un qualche stato di quiete, di riposo. È in programma che io possa creare spazio, nel corpo, nella mente quando diventa cappa.
Sono custode di posti, non ne possiedo e non li gestisco, li concio. Me ne prendo cura. Sto, resto.
Lavoro sciogliendo con le mani, il corpo a volte è di una rigidità spaventevole, niente funziona quando è cosi. Anche la mente lo diventa e bisogna ammorbidirla con un qualche balsamo.
Una saggezza di ascolto. Possibilità di affidarsi perché spesso non si sa, anche se si dovrebbe.
Se si ascolta bene tutto viene rivelato, ma bisogna stare zitti zitti, aspettare quieti. Invece a volte c’è tanta di quella confusione che cerchi invano il tasto del volume da abbassare.
Forse lo troviamo insieme il tasto da pigiare, forse ci accorgiamo che è tutto regolare, ci guardiamo e lo sappiamo, da qualche parte, mentre la mente continua a domandarci perché.
Faccio un lavoro che non si spiega, e in tanti non ce lo spieghiamo. Faccio un lavoro di cui non si domanda, che spesso si dimentica, di cose che nessuno saprà mai.
Faccio un lavoro che in tanti fanno, arriviamo da strade diverse, maestri diversi, scelte diverse ma poi ci ritroviamo tutti a maneggiare la stessa sostanza, a porci le stesse domande, a non poter mentire, ad avere specchi costanti, a scontrarsi con i controsensi e con i potenti demoni.
Per fortuna nella stanza nulla ci spaventa, lì siamo a quel famoso servizio che non richiede riconoscimenti pubblici, lì succede e resta in silenzio.
Faccio un lavoro in cui sciolgo cose, anche le storie, ce né di tutti i tipi ed è incredibile pensare a cosa ogni creatura viva senza che gli altri lo sappiano mai.
È una questione di spazi, dove ciò che è indicibile invece possa esistere, per poi prendere altre forme, altre direzioni, perché possano accadere i miracoli.